In fondo, ci ho sempre voluto credere anch’io, un po’ per abitudine e un po’ per affrontare la vita con ottimismo e fiducia.
Ma mai come ora è proprio quello che mi sento di dire a gran voce, quando ripenso a come – a distanza di qualche anno – da un brutto infortunio articolare è nato il progetto di cuppit!
Tutto cominciò a fine 2016, quando i dolori alla spalla, che mi trascinavo tra alti e bassi ormai da anni, presero ad aumentare improvvisamente, velocemente e apparentemente senza motivo, raggiungendo presto il limite della sopportazione.
Nel giro di un paio di mesi non potevo aprire il braccio per più di 20 cm dal fianco.
Non ero in grado di sollevare una bottiglia d’acqua senza sentire una fitta atroce perforarmi come una lama affilata.
Mi vedevo costretto a malincuore ad abbandonare ogni attività fisica, compresa la palestra, nella quale avevo appena investito 6 mesi di duro lavoro per 5 giorni alla settimana e più di 2.000 euro in lezioni con un Personal Trainer.
Passavo intere notti insonni, non sapendo da che lato girarmi per avere un po’ di sollievo. E spesso piangendo di nascosto dal dolore furioso.
L’umore, ovviamente, andava via via deteriorandosi al peggiorare delle condizioni fisiche. Il dolore era ormai diventato cronico. E inabilitante. Non riuscivo quasi più a guidare l’auto né a lavorare al computer.
Nel tentativo, inutile, di bilanciare la rigidità alla spalla, la postura intera andava compromettendosi, causandomi dolore e stress anche al collo e a tutta la schiena.
Se hai mai avuto un problema simile, sai cosa significhi. È un calvario che non auguro a nessuno.
Per trovare un rimedio, le provai più o meno tutte: dalle dosi massicce di antidolorifici e antiinfiammatori alle infiltrazioni di cortisone, dai trattamenti dall’osteopata e dal chiropratico di fiducia, ai cicli di onde d’urto presso lo studio di mio zio, primario di Ortopedia in un noto ospedale di Milano.
Miglioramenti? Scarsi, a volte nulli e mai duraturi. Tanta spesa, poca resa.
Con l’aggiunta della beffa, oltre al danno: soldi spesi inutilmente, tempo sprecato, stomaco sottosopra per eccesso di farmaci, ulteriori calcificazioni in tutta l’articolazione come lascito delle infiltrazioni…
Venne l’ora dell’inevitabile risonanza magnetica, anticamera di un’ormai probabile quanto indesiderata operazione chirurgica. L’esito fu chiaro e deprimente: tumefazione dell’acromion claveare, lesione del tendine sovraspinato, del sottospinato e del sottoscapolare, sinovite nella guaina del tendine del capo lungo del bicipite, versamento sotto acromion-sotto deltoideo. Più varie calcificazioni, slivellamenti, edemi e altre amenità simili.
In una parola: una schifezza.
Soluzione più accreditata? L’intervento chirurgico in artroscopia. Con un ortopedico in famiglia, ovviamente, non c’erano molte alternative.
Niente di grave, per carità, ma per uno come me, irrequieto e iperattivo, che tra l’altro aveva già lasciato sul tavolo operatorio qualche menisco e un paio di legamenti crociati, l’idea di altri mesi di immobilità e di lenta e faticosa riabilitazione non era proprio il massimo.
Fu a quel punto, quando ormai ero rassegnato all’inevitabile, che il vento girò a mio favore, nella persona di una cara amica, oggi anche socia in questa avventura.
Fu lei a suggerirmi di rivolgermi alla sua terapista di fiducia che tanti pazienti (in particolare tennisti) aveva curato grazie all’ausilio di una tecnica millenaria di origine orientale, modernizzata grazie all’uso di una macchina da lei brevettata: la Coppettazione.
Si tratta di tecnica terapeutica tanto antica quanto diffusa in mezzo mondo e che non prevede nulla di invasivo, né farmaci né altro, da inserire nel corpo dall’esterno. Solo una particolare forma di massaggio alternativo.
In sintesi, è una forma di terapia che si basa sugli stessi principi dell’agopuntura e che comporta una disintossicazione dell’organismo attraverso la pelle e il sistema linfatico.
Come funziona? Applicando sulla zona da trattare piccoli bicchieri o tazze (di vetro, plastica, ceramica o bambù) in punti strategici, grazie alla forza di aspirazione della macchina si crea una zona di vuoto (o “effetto ventosa”) per far sì che la pelle si sollevi “staccandosi” dal muscolo.
L’effetto principale è quello di riattivare la circolazione del sangue e della linfa e, con esse, le forze di autoguarigione dell’organismo. Con conseguenze incredibilmente positive sui dolori muscolo-scheletrici, sulle infiammazioni tendinee, sulle contratture, sulle nevralgie, ma anche su tanti problemi di tipo estetico (dall’acne alla cellulite).
Ecco perché molti atleti famosi vi ricorrono (dal nuotatore Michael Phelps, al tennista Andy Murray, dal calciatore Neymar jr al ginnasta Alex Naddour, dal ciclista Vincenzo Nibali, al rugbista Sonny Bill Williams per citarne solo alcuni), ma anche Star Mondiali come Jessica Simpson, Lady Gaga, Jennifer Aniston, Gwyneth Paltrow, Justin Bieber, Victoria Beckham e Fedez.
Insomma, cosa avevo da perdere? Piuttosto che farmi operare, avrei fatto un altro tentativo conservativo. Tanto più che mi erano state consigliate solo poche sedute per risolvere il mio problema: da 5 a 10.
Detto, fatto: nel giro di un paio di mesi e una decina di trattamenti settimanali la spalla rapidamente guarì o, perlomeno, divenne totalmente asintomatica, permettendomi di recuperare il 100% della mobilità articolare (il che per me equivaleva quasi a un miracolo).
Quel che accadde dopo fu una naturale conseguenza del mio miglioramento: da un lato ne parlai ai quattro venti (del resto, con quei “segni tondi rossicci” sulla pelle, unico effetto collaterale temporaneo e indolore, la cosa veniva automatica), contribuendo a riempire lo studio della terapista di nuovi pazienti.
Dall’altro, con lo stesso entusiasmo di un bambino a Natale, decisi di saperne di più e di sperimentare i benefici del trattamento su tutto il resto del corpo: dai piedi alla testa, passando per gambe, schiena, addome, petto, ecc.
Una volta a settimana circa (per quasi un anno) andai dalla terapista a farmi “coccolare” con le coppette e con i suoi piacevoli protocolli decontratturanti, drenanti e rilassanti.
Sperimentai ogni volta una tecnica o una posizione nuova delle coppette. Intanto chiedevo spiegazioni, studiavo i protocolli, prendevo appunti.
E, seduta dopo seduta, imparavo i segreti del mestiere.
Mi ci volle poco per capire tre cose:
Decisi allora di investire tempo e denaro per formarmi e per acquisire la pratica necessaria a diventare un esperto di Coppettazione.
Divenni prima un Massaggiatore Diplomato ASI-CONI (presso l’A.I.M. – Accademia Italiana Massaggi) e un Operatore Esperto e Trainer di Cupping Therapy (certificato presso Ace Massage Cupping Institute – USA).
E insieme con me anche la mia amica, con cui si è presto deciso di dar vita a cuppit!, la prima e unica azienda Italiana per la Coppettazione Moderna.
La Coppettazione. è, infatti, una terapia versatile che ben si combina con le più svariate discipline, sia di tipo terapeutico che di tipo estetico, aumentandone in maniera esponenziale l’efficacia e permettendo la realizzazione di sempre nuovi protocolli misti.
Pur essendo solo all’inizio di questa avventura, centinaia di persone si sono già rivolte a noi per risolvere ogni tipo di problema (dolori muscolo-scheletrici, tendiniti, cervicalgia, cellulite, smagliature, cicatrici, inestetismi della pelle e così via).
E tra esse ci sono diversi “colleghi” che operano nel mondo del benessere, dello sport, della riabilitazione, dell’estetica e del fitness e che ci contattano ogni giorno, ansiosi di partecipare al prossimo training per diventare operatori di questa meravigliosa terapia.
Il nostro Team è in rapida espansione, i progetti aumentano al crescere del numero di clienti soddisfatti, presto apriremo altri centri di terapia e formazione.
Insomma, da un male cronico alla spalla a un affascinante progetto di cura e di business che ha tutti i crismi per ottenere un grande successo.
Allora è proprio vero che “Non tutti i mali vengono per nuocere.”
Il tutto, tra l’altro, senza nemmeno dover ricorrere all’ennesima operazione…
E tu? Cosa aspetti a contattarci per provare il tuo trattamento esclusivo o per prenotare il tuo posto in aula?